ROMILDA CATENAZZI

Lozzo 27/03/1939 – 25/4/2012 Una vita, qualunque vita, non si può riassumere in poche aride righe. Se di un personaggio noto e famoso, la cui fama ha travalicato i confini del suo borgo natìo, non mancano storie, aneddoti, documenti, citazioni, articoli, su cui tessere un pur breve racconto che interessi i lettori, più ardua è quest’opera se si tratta di figura nota solo tra una ristretta cerchia di persone e per umanissime quanto «ordinarie» ragioni. Romilda è stata una figura di riferimento per molti anni a Lozzo, e non solo perché gestiva quello che, per circa un quarto di secolo, è rimasto l’unico e l’ultimo negozio aperto nella frazione dopo la chiusura dei «Commestibili Gambi» ubicati a pochi metri. La bottega degli alimentari Catenazzi (aperta sin dal 1921) situata pochi gradini sotto la piazzetta dove il servizio bus scarica i suoi passeggeri a Lozzo, era cogestita con la sorella Teresina e rappresentava un punto di riferimento utile e importante per la comunità di residenti e villeggianti. Ma Romilda non si limitava a smerciare prodotti, lei stessa coltivava un’orto magnifico, sempre produttivo di verdure fresche e saporite in ogni stagione, applicandosi con una cura e una passione invidiabili. Come rinomati per la loro bontà e genuinità erano le carni dei polli ed i conigli che allevava. Quella che segue è l’orazione funebre che nell’aprile del 2012 gli Amici di Lozzo hanno voluto leggere per ricordarla.

Che cosa ci resta …

Donna di poche parole, dall’aria solo apparentemente burbera come è nel DNA della gente di montagna, ma di animo gentile, buono, dotato di una verve ironica del tutto inaspettata, era invece socievolissima con chi conquistava la sua fiducia. Più di una volta la vedemmo spuntare sulla porta della nostra baita per portarci una primizia del suo orto e soffermarsi a parlare con noi. Adesso riposa sulla collina, in quel piccolo cimitero di Lozzo che domina la piazza e si apre alla valle. Baciato dal sole e bagnato dalle piogge dell’autunno e dalla neve dell’inverno. E questa scena che rievoca alla mente l’Antologia di Spoon River, da quei versi estrae la voce di Serepta Mason « …voi non vedeste mai il mio lato in fiore! Voi che vivete siete davvero degli sciocchi, voi che non conoscete le vie del vento, né le forze invisibili che governano i processi della vita» Salvatore Benvenga
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Romilda è stata una delle icone della nostra amata frazione di Lozzo. Ho sempre pensato a lei come un personaggio che Ignazio Silone avrebbe amato descrivere, o come una figura perfetta per un film di Bergman. Ci ha lasciato in questo giorno di festa, il venticinque di aprile, in silenzio, quasi volesse togliere il disturbo e allontanarsi discretamente mentre tutti eravamo intenti a festeggiare. Volevamo tutti bene a Romilda: a quella sua figura asciutta che sembrava scavata in quei sassi che rivestono le nostre baite. Dietro quell'aria solo apparentemente rocciosa, conservava un animo gentile ed un cuore d'oro. Sapeva ridere Romilda, possedeva un innato senso dell'ironia, quell'ironia che deriva dall'antica saggezza delle genti di montagna, abituate alla fatica sin dalla più tenera età. Sapeva ridere e sorridere, immergersi in quelle cose semplici che non abitano nelle città e sapeva raccontare storie del suo mondo che non tornerà più. La ricordo mentre falciava il fieno e tornava con la gerla ricolma lungo i sentieri che tagliano per i prati, in quelle sere che Leopardi aveva in mente quando compose il "sabato del villaggio". La rivedo intenta a coltivare con amore e perizia il suo orto, china sulle sue verdure che accudiva come fossero creature, e lo erano davvero. E torna in mente quando, oramai già fiaccata da quel respiro sempre più corto, si sedeva sui sassi e fissava la valle. Non sapremo mai che cosa pensasse in quei momenti. Ci piace pensare che rivivesse un tempo lontano, quando - come tutte le bambine di ogni paese di montagna - correva tra le viuzze per inseguire i sogni che ogni essere umano vive a quell'età. Quali fossero non lo sapremo mai, ma che li avesse in cuor suo nutriti possiamo esserne certi. Aveva resistito finché le è stato possibile, sola e determinata, alle lunghe e silenti sere d'inverno. Quando non s'ode neppure lo scalpiccio di un passo sul selciato e la notte scende presto a cullare la montagna. Aveva resistito finché le era stato possibile, finché ogni passo poteva essere rubato ad un fiato che non risaliva più. Ci mancherai Romilda: mancherai a tutti noi che abbiamo eletto questa valle a Eden delle nostre aspirazioni. Lo dobbiamo anche a gente come te: gente che ha mostrato che cosa sia la vera forza. Quella misteriosa e gentile forza che fa nascere piante forti e resistenti anche dove meno te lo aspetti, quella forza che dà alla gente il coraggio di conservare le radici, mantenere vive le tradizioni, le processioni con la banda che suona e le fronde dei castagni che pare vibrino per accompagnare le note. Sono certo che lassù ci sia un grande orto che t'aspetta: lo hanno preparato per te. Potrai coltivarlo e non temere più il gelo dell'inverno e il caldo secco dell'estate. E quando la sera - in una di quelle rosse e dolci sere che solo la montagna sa regalare, col sole che si china ad accarezzare i prati con gli ultimi suoi raggi - sentiremo i rintocchi delle campane, sparse lungo la valle, battere le ore che riportano a casa, tornerai col ricordo alle nostre menti. Oggi la valle ha perso una sua creatura: una di quelle che l'ha amata di più e che ha piegato il capo, nell'estremo soffio, pensando al suo materno grembo, come una bambina che il sonno improvviso coglie tra le braccia della sua mamma. Un ultimo fraterno ciao Romilda, dagli Amici di Lozzo.
Processione per l’Assunta .15 ago 2005
Processione per S. Antonio dom.15 gen 2006